Avatar

Locandina del film Avatar

Alla fine sono andato a vederlo.

Dare un giudizio sul film è difficile, perché gli aspetti tecnici e tecnologici sono talmente “importanti” da lasciare poco spazio per il resto.

Partiamo dagli aspetti tecnici. Il film è un autentico capolavoro di animazione tridimensionale. Tutto quello che si vede è reale, l’occhio è completamente ingannato e non si percepisce nulla di finto, neppure nei primissimi piani dei volti o delle mani. La foresta, l’acqua, il fuoco e tutti gli altri elementi naturali sono digitali ed assolutamente credibili. Per chi ha visto “Episodio 1″, tanto per dare un’idea, non c’è paragone: la stessa distanza passa tra Mary Poppins e Terminator. Il punto è che si possono produrre effetti digitali sempre migliori, e lo si nota, ma in Avatar non si nota più che sono effetti digitali, è tutta un’altra cosa.

Il 3D invece ha un po’ deluso. È perfetto, ovviamente, come il resto del comparto grafico, al punto che al lancio di una granata in direzione del pubblico mi sono automaticamente scansato, il che mi ha davvero colpito (l’effetto 3D, non la granata :-)). Tuttavia si vede che è poco usato, aggiunge davvero poco, mentre il promo di Toy Story 3, proiettato prima di Avatar, sembrava basato sul 3D e la sceneggiatura ne tiene conto. Come pure “Alice in Wonderland” di Tim Burton sembra sfruttare meglio questa tecnologia, almeno dal promo.

Andatelo pure a vedere in 2D, in questo film non è la terza dimensione che stupisce, bastano le prime due, e avanzano.

Al di là della computer graphics, la regia è valida così come l’interpretazione degli attori, nulla da dire. In particolare rivedere Sigourney Weaver è stata un’emozione… A 61 anni è sempre la splendida “dura” di sempre, con qualche ruga, il che non guasta affatto in epoca di pietose settantenni col lifting…

Veniamo alle dolenti note, come direbbe Dante: al di là degli aspetti tecnici tutti, il film fa pietà. La sceneggiatura non regge, è di una banalità sconvolgente. Qualcuno ha ironicamente chiamato Avatar “Balla coi Puffi”, il che è un insulto per “Balla coi Lupi”, ed anche per i Puffi che nella loro scarsezza grafica sono stati tuttavia molto originali.

In Avatar di originale non c’è nulla: i personaggi hanno una psicologia elementare, i cattivi sono cattivi, anzi cattivissimi, e i buoni non hanno dubbio alcuno: duri e puri! Persiste inoltre il fastidioso “politically correct” di impronta statunitense, che fa sostituire al “ti amo” un “ti vedo” che se da un lato è un guizzo di novità, dall’altro si capisce che è stato messo lì per non tirare in ballo il sesso neanche di striscio (ma l’amore ed il sesso sono la stessa identica cosa? bah…).

Alla fine tutto è bene quel che finisce bene, ovviamente: i buoni, dopo un momento di crisi, trionfano alla grande, e i cattivi perdono e se ne vanno. Evviva!

Le tematiche ambientaliste sono trattate superficialmente, il punto è: gli umani sono cattivi cattivi perché vogliono abbattere gli alberi dei poveri nativi. Che sono buonissimi, perché sono nativi. Il buon selvaggio ritorna, come una minestra rancida.

Per chi ama la tematica della salvaguardia dell’ambiente e non l’avesse già visto, consiglio caldamente “La principessa Mononoke”, capolavoro di Miyazaki.

Tornando ad Avatar, le ultime scene, con l’immancabile duello personale tra i due protagonisti, nel bene e nel male, è preso da un episodio di A-Team: ci manca solo un “adoro i piani ben riusciti”, e poi c’è tutto.

Per non fare la figura di quello con la puzza sotto il naso aggiungo che ho trovato due o tre buone idee, non originali ma diciamo poco sfruttate e ben realizzate. La prima buona idea è quella di un pianeta vivente, in cui gli alberi formano una rete neurale davvero pensante, come un cervello. È di Asimov, quest’idea, non di Cameron, ma è ben resa dal regista e mi è piaciuta.

Poi c’è l’idea di avere la popolazione dei Na’vi, gli umanoidi blu, leggermente più grandi degli umani, il che rende più interessante il rapporto tra le due popolazioni.

Mi è pure piaciuta l’idea che quasi tutti gli esseri su Pandora dispongono di un “terminale” per connettersi tra loro e con il pianeta a livello neurale: ricorda un po’ Matrix, l’ho trovato convincente nell’economia del film.

Conclusione: se vi interessano gli effetti speciali è un film imperdibile, altrimenti tenete in tasca i soldi.